10 aprile 2020
In questo periodo storico, che ci vede affrontare un nemico come il Coronavirus, ci sentiamo spesso in difficoltà, in preda alla paura di qualcosa che non conosciamo del tutto e soprattutto, di cui non sappiamo la data di fine.
Una paura che dobbiamo imparare a conoscere, per superarla.
Di seguito, cercheremo di tracciare delle linee guida per riflettere ed orientare al meglio i nostri pensieri, emozioni e comportamenti – individuali e collettivi – di fronte al problema Covid-19.
Impariamo a conoscere la paura.
La paura è un’emozione potente e utile: ci permette di prevenire i pericoli ed è funzionale a evitarli. Per funzionare bene però, deve essere proporzionata ai pericoli che dobbiamo affrontare.
Oggi però, troppo spesso, ci troviamo di fronte a pericoli che non conosciamo. Ne veniamo a conoscenza perché sono descritti dai media e spesso distorti dai messaggi che circolano sulla rete.
Ecco alcune indicazioni per adottare atteggiamenti protettivi e responsabili.
- “Quanto fa paura?” Sottovalutare il problema non è efficace, porta a comportamenti inadeguati, sopravvalutarlo ha lo stesso risultato. La giusta considerazione del pericolo ci aiuta ad affrontarli meglio.
- Attenersi ai fatti, cioè al pericolo oggettivo. Il Coronavirus è un virus contagioso, ma come ha sottolineato una fonte OMS, su 100 persone che si ammalano, la maggior parte ha solo problemi lievi. Le misure collettive eccezionali sono una conseguenza dell’esigenza di arginare l’epidemia: la quota di persone che ha problemi più seri, diventa importante e difficilmente gestibile se i contagiati aumentano.
- Il panico ci porta ad ignorare dati oggettivi e a ridurre la nostra capacità di giudizio. Molti provano ansia e desiderano agire e far qualcosa pur di calmarsi. Questo può generare stress e comportanti irrazionali e poco produttivi. Pur di fare qualcosa, spesso si rischia di fare cose sbagliate e di ignorare azioni protettive e semplici, che sembrano banali, ma che in questo momento risultano molto efficaci, come quelle suggerite dalle Autorità sanitarie.
- Equilibrare le nostre emozioni. Troppe emozioni alterano i nostri ragionamenti e frenano la capacità di vedere le cose da una giusta e più ampia prospettiva.
- Non siamo invulnerabili. La ricerca ossessiva dell’invulnerabilità è contro-producente perché ci rende paurosi, incapaci di affrontare il futuro.
Esistono alcune pratiche per affrontare il Coronavirus con più tranquillità e serenità.
- Evitare la ricerca compulsiva di informazioni, usare e diffondere fonti informative affidabili. Riduci la sovraesposizione alle informazioni dei media e dei social. Una. Volta acquisite le informazioni di base è sufficiente verificare gli aggiornamenti sulle fonti attendibili e affidabili. Si avranno così tutte le informazioni necessarie per proteggersi, senza allarmismi inutili. Per questo, vi consigliamo di seguire le informazioni date dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore della Sanità.
- Siamo tutti insieme. Il Coronavirus non è un fenomeno individuale. Ci dobbiamo proteggere come collettività responsabile. L’Istituto Superiore della Sanità indica semplici azioni di prevenzione individuale. L’uso regolare di queste azioni elementari riduce significativamente i rischi di contagio per sé, chi ci è vicino e la collettività tutta.
- Agisci collettivamente e responsabilmente per un fenomeno collettivo. Agire tutti in modo informato e responsabile e aiutarsi reciprocamente a farlo, aumenta la capacità di protezione della collettività e di ciascuno di noi.
Infine, proteggiamo i bambini. Se ci interrogano, daremo sempre la nostra disponibilità a parlare serenamente di quello che possono aver sentito e spaventa correggendo un quadro staticamente infondato. È meglio non esporli a informazioni allarmistiche, per loro più difficili da comprendere.
Non vergogniamoci di chiedere aiuto. Se pensi che la tua paura ed ansia siano eccessive e ti creano disagio, non avere timore di parlarne di chiedere aiuto ad un professionista. Gli psicologi conoscono questi problemi e possono aiutarti in modo competente.